Spazio d'ascolto

Negli anni 2016-2022 - le voci dei ragazzi

Al termine del percorso, in una pratica di scrittura creativa, i partecipanti rispondono a queste domande: 

  • Che cosa mi resta di questo percorso in questo momento? 
  • Che cosa sento di avere imparato di me stesso/a?
  • Quali punti di me stesso/a ho toccato da vicino?

 

Ecco alcune delle risposte che sono state condivise:

“Ho capito quello che voglio. Restare me, far emergere tutta me stessa. E ho capito perché ho questa modalità di far emergere le cose.” C.

“L’ascolto ti cambia… nella relazione si costruisce un’altra realtà. Il progresso è che sento che un lavoro è iniziato e che lo stiamo portando avanti. Capisco che il mio problema viene compreso e che forse una soluzione è possibile.”  S.

“Da tempo volevo parlare e dire quello che penso. Sentire quello che penso detto da me. Se non ne parlo subito con il passare del tempo è sempre peggio. Mi è servito parlare con più tranquillità di quello che sta accadendo. Ho capito meglio cosa devo fare per calmarmi… non lasciarmi trasportare dai pensieri, dal giudizio degli altri, pensare che ce la posso fare.” G.

“Ho visto che quando penso a qualche cosa che è successo tendo sempre a ricondurre tutto a schemi del passato. Invece il passato è finito… ci sono schemi che posso ancora costruire. Ho sempre pensato di dover affrontare tutto da sola. Se si crea qualcosa di forte non serve pensare che necessariamente dovrà finire. In questi mesi ho cambiato il punto di vista: sul fatto di sentirmi in colpa, sulla consapevolezza che le cose che penso non sono la realtà… mi porto a casa un più sicurezza, mi sono riconosciuta nelle riformulazioni, erano cose che avevo visto.” V.

“Ho visto che la realtà non è così minacciosa e mi sono sentita ascoltata. Che i pensieri difficili sono anche loro solo pensieri. Ho la testa più libera, meno piena di pensieri. Ho visto la possibilità di non vivere più le cose come un colpo contro di me. Sto tentando di vedere il positivo e lasciare passare. Sono riuscita a parlare con mia mamma e trovare un punto di incontro, lasciarmi i miei spazi, ho capito che quando c’è un problema lo devo dire, pensavo fosse più difficile. Non pensavo che parlare servisse a qualcosa, avevo proprio bisogno di venire qui.” A.

“Alle domande arrivano parole che prima non pensavo… è utile spiegare bene le parole che si usano.” T.

“Ho visto che nello studio uso un po’ la deconcentrazione come scusa per non restarci troppo male davanti ai risultati… portare attenzione sul corpo è una strategia a cui non avevo pensato.” C.

“Ho visto che la ricerca di controllo su tutto può sfinire… forse posso affrontare il rischio di un lavoro che dia meno controllo e verificarne l’efficacia.” D.

“Ho aperto un po’ più la mente su come ragiono e su come penso le cose. Cose che da sola non mi vengono in mente. Mi sono un po’ più aperta con me stessa.” S.

“Parlarne mi è servito. Mi sono venute in mente prospettive che non mi avevano mai sfiorato. Non avevi mai visto il collegamento tra rabbia-paura e minaccia. Interessante vedere gli automatismi: mi sono resa conto del momento in cui mi stava salendo la rabbia.” S.

“Aprirmi. Non pensavo di riuscire ad aprirmi così. Vedere, guardare me stessa senza giudicarmi. Il fatto di essere venuta. Questo mi ha reso molto contenta. Molto utile non focalizzarmi più solo sul malessere.” G.

“Mi è servito tanto spiegare ad una persona che ascolta.” G.

“Parlare. Tranquillità. Utile e fastidioso vedere come mi rapporto con il tema della malattia. Importanza del lavoro sul presente. La consapevolezza che non sono in balìa dei miei pensieri.” F.

“Avere riconosciuto che ho fatto dei passi e dei miglioramenti… avevo visto solo fallimenti.” I.

“E’ stato utilissimo vedere che sono triste per il modo in cui reagisco… è la mia reazione che mi incastra. Mi sento cambiata, ho più consapevolezza di me stessa. Sto molto meglio, meno triste, annebbiata, più aperta.” V.

“Se riesco a integrare questo periodo buio forse posso ricostruire la fiducia.” E.

“E’ stato utile rovesciare il punto di vista e pensare alla fragilità come ad una ricchezza.” E.

“Avere parlato ed essere ascoltata è stato liberatorio. Mi sento più libera.” M.

“Ho visto questo periodo insensato come un ostacolo ma anche come qualcosa che mi fa vedere dei lati di me. Ho visto il giudizio: mi rendo conto di avere passato delle giornate pensando che volevo che fossero diverse. Mi ha colpito che il giudizio che do alla giornata mi impedisce di viverla.” M.

“Parlarne mi fa stare molto meglio, sapere che sono normale, che non sono pazza, che ci sono delle ancore con le quali posso lavorare, che posso uscirne.” M.

“Mettere in parole ad alta voce aiuta. Nella mia testa erano tutte cose negative, ora lo sono di meno.” T.

“Il dialogo. Osservare i miei ostacoli e quello che ho provato. Riconoscerli. Poter arrivare dall’altra parte. Riuscire a sfogarmi, alleggerire, luogo per alleggerire.” C.

“E’ stato utile trovare un filo logico dietro tutti i miei pensieri, una strada per ricongiungere tutto, molto più chiaro e lampante di quello che pensavo. Molto utile l’idea di fare cose nutrienti…” C.

“Mi sono resa conto che riesco a distinguere lo stare bene dallo stare male, capire che in queste situazioni ci sono tanti fattori, sensazioni, emozioni, pensieri. Questo mi aiuta a capire il motivo per cui non sto bene in quei momenti. Mi sento consapevole che le cose che mi succedono dipendono da me, dai miei pensieri.” G.

“Sono stata bene. Pensavo che non servisse a nulla. Invece non da consigli e non giudica. Restituisce e questo serve tantissimo. Mi aiuta parlarne: non ne parlo con nessuno. Dire come sto davvero in questi giorni mi è molto utile. Mi sento fortunata ad averla incontrata.” B.

“Sto imparando a dare un nome alle sensazioni che provo. Che tutto sia collegato mi da sollievo. Mi ha fatto piacere sentire che non è sbagliato il mio bisogno di attenzione.” A.

“Ho capito l’esperienza di attacco anche quando non sono sotto attacco. Utile perché sono riuscito a capire un po’ le cause del mio comportamento e delle mie reazioni. Ho aperto la mente…” S.

“Confronto, conforto, mettere in ordine i pensieri… più lucidità. Parlare della scuola mi ha fatto sentire sollevato, sentire me stesso, sapere di avere delle opzioni.” C.

“E’ utile aprirmi, aprirmi è un traguardo. Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse di prendermi tempo. Ho capito che devo darmene. Ascoltarmi e non farmene una colpa.” A.

“E’ stato molto utile… avevo già pensato a queste cose ma non me le sapevo spiegare. Cuore, respiro, sintomi che provavo e che non mi sapevo spiegare. Aspetti a cui da sola non arrivo. Il fatto di non rimproverarmi il mio caos mentale quando provo paura sarà l’aspetto più difficile.” B.